Conclusioni sulla Privacy
“Un altro post sulla privacy?!? Che noia”. Certo non ti biasimo ma cercherò di rendere questo post un po’ più interessante.
Per ultimare il discorso relativo alla GDPR, e rispondere alla domanda di chiusura del post precedente, ovvero se l’introduzione di questa legge è stata utile a qualcosa? Mi sentirei di rispondere di no.
Ci sono notizie di molti che siti che non rispettano l’articolo 15, ovvero il Diritto di accesso dell'interessato (l’articolo secondo il quale l’utente può richiedere di visionare i dati salvati relativi alla sua persona), e l’articolo 17, ovvero il Diritto all’oblio (l’articolo secondo il quale l’utente può richiedere la completa cancellazione dei dati a lui riguardanti) che sono due degli articoli più importanti del regolamento.
Proviamo, però, a discostarci dalla GDPR e vedere un po’ di cose nel suo insieme.
Privacy nei cookie
Abbiamo già parlato dei cookie e dell’impatto che questi hanno sulla nostra navigazione, specialmente quelli di proliferazione, dal momento che sono in grado di realizzare un nostro identikit in base a quello che cerchiamo e a quello che diciamo riuscendo ad indirizzare il nostro shopping, le nostre preferenze, quello che vogliamo vedere.
Sotto questo punto di vista lavorano anche i social a cui forniamo tutti i nostri dati e che sono in grado di mostrarci i video dell’argomento che più ci interessa o che mostrano, ‘casualmente’, i nomi dei nostri amici in cima alla lista e ci fa vedere i loro post per primi.
Non a caso tramite i dati raccolti dalle applicazioni/giochi sviluppate da developer esterni Facebook (faceapp, come sarai da vecchio, in che giorno morirai ecc) è scaturito il più grande scandalo della piattaforma di Menlo Park relativamente a Cambridge Analytica e le Presidenziali USA 2018.
Privacy nelle mail
Si sa, aprire una mail al giorno d’oggi è più pericoloso che andare in piscina durante un temporale.
Al netto di tutti i tentativi di truffa, phishing e quant’altro, la mole di email, newsletter, contenuti non richiesti è davvero impressionante.
Attualmente mantengo una ventina di indirizzi email, tutti relativi alle attività che svolgo, che mi impegno a tenere pulite cancellandomi da ogni newsletter non richiesta ed, al tempo stesso, ho abbandonato la vecchia mail di alice… abbandonata ma non chiusa!
Dal 2014, questa casella, da cui non ho effettuato nessuna disiscrizione, ha ricevuto la bellezza di quasi 57.000 email non richieste, per una media di 26 email al giorno.
Se molte email sono risultato di attività illegali (siti/forum che vengono ‘bucati’ e a tutte le mail rubate vengono inviate truffe phising) altre sono frutto di attività commerciali (sempre non richieste): tim, vodafone, wind, fastweb, sky.
La domanda è: come hanno avuto la nostra mail?
Privacy nelle telefonate
Un caso analogo mi è successo immediatamente dopo aver aperto un contratto Fastweb: dal giorno successivo alla stipula del contratto, Vodafone ma soprattutto Tim sono partiti all’attacco per proporre i loro piani di connettività fissa.
I call center della TIM sono arrivati al record di 12 telefonate al giorno, sempre con numeri diversi per presentarmi continuamente la loro offerta: fortunatamente un’app di spam detection è venuta in mio soccorso.
La mia domanda è: Come facevano a sapere che io avevo appena fatto un contratto con Fastweb? Come facevano ad avere il mio numero di cellulare ed il mio nome dal momento che non ho mai accettato che i miei dati venissero utilizzati o ceduti a terzi per scopi commerciali?
Privacy nel telefono
Concludo parlando dei telefoni che sono, sicuramente gli apparecchi che più sanno di noi: Hanno i cookie delle nostre navigazioni memorizzate, hanno i nostri dati biometrici come l’impronta digitale, i dati biometrici del nostro volto, il timbro della nostra voce per attivare Siri, la localizzazione che sa in ogni momento dove siamo, cosa facciamo e con chi siamo… ma proprio non riusciamo a farne a meno.
Concludendo questa piccola panoramica sulla privacy al giorno d’oggi posso dire che siamo in uno stato di digitalizzazione talmente avanzato che una singola legge non può coprire tutte le falle presenti nel sistema.
Detto questo prometto che non parlerò mai più di privacy...
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forse!